Monterenzio: “Piazza della Concordia”

Monterenzio: “Piazza della Concordia”

Dati Progetto

Concorso: “Piazza della Concordia”
Ente banditore: Comune di Monterenzio – Bologna
Data: Dicembre 2006
Motto progetto: Kahimi Karie
Capogruppo: Alessandro Rappini
Gruppo di progettazione: AP+a Studio Arch. Alessandro Rappini e Arch. Paola Michelini, Arch. Riccardo Bedini
Collaboratori: Centro Antartide Dott. Maurizio Zamboni, Geom. Maurizio Bergami
Risultato prima fase: 1°classificato
Risultato prima fase: 3°classificato

Localizzazione

Monterenzio ha le caratteristiche urbanistiche tipiche delle località di fondovalle di ambiente appenninico: la valle dell’Idice – stretta e sinuosa – ha portato ad uno sviluppo dell’abitato sgranato nelle anse più accoglienti, determinando una rete di frazioni legate al centro capoluogo addossato alla pendice ovest della vallata, non caratterizzato da una struttura urbana centripeta, ma dinamica e in frangia alla viabilità provinciale vero tessuto connettivo del territorio, che con il fiume Idice costituisce la spina dorsale di un sistema territoriale con spiccata vocazione paesaggistica: una comunità in cui la natura è membro fondante e connotante l’immaginario, anche architettonico.

L’accelerazione dello sviluppo urbano negli ultimi vent’anni, ha contribuito ad accentuare questa caratteristica, mettendo in ulteriore evidenza l’assenza di un centro urbanistico-architettonico in cui la popolazione possa identificarsi ed uno spazio di relazione e aggregazione che divenga fulcro per le attività sociali e ricreative dei cittadini.

Le polarità del centro abitato – la Chiesa, il Municipio, il Museo Fantini – non interconnesse hanno accentuato la necessità di creare uno spazio rappresentativo e di relazione, in cui possano convergere  attività e funzioni capaci di dare un baricentro a Monterenzio, fortemente collegato, sia dal punto di vista della percezione che dei percorsi alle strutture rappresentative del paese.

Le premesse appena accennate, unitamente a quanto risultato dall’indagine effettuata dall’Associazione CAMINA, hanno determinato le linee guida a cui il progetto fa riferimento, PIAZZA DELLA CONCORDIA è intesa come un sistema di due piazze (in realtà uno spazio unico articolato tale da poter definire più ambiti ma unitariamente rispondenti ad un concetto di spazio pubblico unitario e ben identificabile) che dinamicamente sfumano verso il parco del museo Fantini e verso l’alveo dell’Idice.
La necessità primaria che ha determinato le scelte di impostazione del progetto riguarda l’esigenza di avere uno spazio ben riconoscibile dalla strada (non solo percepibile), assolutamente ben definito e protetto.
Il rapporto con il paese, fondamentale, è sottolineato dalla demolizione dei due fabbricati pubblici e dalla pavimentazione della piazza che “invade” la strada provinciale.
L’intervento prevede anche il recupero, sia visivo che pedonale, con la Chiesa ed il suo piccolo sagrato, attraverso la realizzazione di un percorso di avvicinamento attraverso una scalinata ampia ed accogliente, caratterizzata da momenti di sosta in piccole piazzole, quasi un percorso meditativo, in avvicinamento al sagrato, con possibilità di contemplare, in posizione panoramica il nuovo intervento della Piazza.
La lettura del genius loci della Valle dell’Idice diviene così un aspetto fondamentale per l’interpretazione di un’architettura e di uno spazio urbano fortemente improntato sulla necessità di identificarsi in un paesaggio, sistema di relazioni tra forme e valori, evocati da tutti gli attori presenti, piuttosto che trascritti da un abaco tipologico non sufficientemente caratterizzato, e più legato alla ruralità che non ad un ambiente urbano.

La piazza viene identificata dal piano di pavimentazione che asseconda il naturale andamento del terreno, e sollevandosi, determina la forma delle principali architetture (per non perdere il contatto con la scala urbanistica del contesto) organicamente definite come cristalli di roccia o movimenti naturali (le due coperture che definiscono il cento anziani e la sala polifunzionale che salgono dalla piazza verso il fiume sono coperte a giardino e in parte ospitano la cascata d’acqua verso la vasca sulla piazza: vere e proprie sculture naturali).
Le masse così definite, stemperano il loro impatto volumetrico, divenendo quasi una scarpata naturale che si protende verso le pendici della montagna, loro ideale riferimento, rendendo in tale modo il profilo della valle a tutti gli effetti il grande protagonista della scena urbana.
La piazza, o meglio il sistema di due piazze che viene proposto, attraverso la sua articolazione, sottolineata da materiali e dal disegno della pavimentazione che trasformandosi, dà luogo non soltanto alle architetture, ma anche agli ambiti e agli arredi fissi (gradinate, sedute, palco), attraverso la scultura e la continua trasformazione della sua “pelle” orizzontale.
Il fiume, la valle e il profilo delle montagne avranno così un basamento architettonico che con essi dialogherà, esaltandone le caratteristiche, una piazza in cui la comunità possa identificarsi.

La sala polifunzionale e il centro anziani, divengono la quinta architettonica che definisce il confine della piazza verso l’Idice, lasciando un passaggio centrale per un affaccio rapido e diretto sul fiume (culmina infatti con un piccolo balcone pavimentato, quasi un pontile per poter direttamente godere della vista sulla natura circostante).
La scelta di collocare il volume del cinema e del bar in margine alla strada sul confine dell’area di concorso, consente di dare un fondale architettonico molto caratterizzato, consentendo di occultare l’ininterrotto e degradato fronte della via.
Il cinema e il bar su due livelli, danno così luogo al Padiglione del tempo libero, consentendo di creare un fabbricato in parte cieco sull’affaccio stradale, segnale luminoso e vivace di sera e notte (il volume del bar è pensato interamente in vetro e alluminio, quasi una lanterna radiante luce e suoni di voci), che dalla strada sia percepibile come polo di attrazione ludica della piazza, accentuando la sua accelerazione con una copertura acuta che sbalza verso il centro della piazza (a richiamare inoltre la presenza del Museo Fantini, altrimenti difficilmente percepibile).
La stessa forma di questo padiglione, consente la realizzazione, attraverso la scultura della pendenza del piano di copertura, raccordandolo al piano della piazza, di una gradinata pavimentata che determina il profilo della porzione del sistema di piazze più scenografica e vocata all’allestimento di spettacoli estivi all’aperto.
Il profilo del padiglione e la gradinata contribuiscono a recuperare il rapporto visivo e relazionale del paese con in Museo Fantini, per il quale si prevede una nuova rampa-scalinata d’accesso, con un piccolo slargo sulla strada segnalato da un totem indicatore, più consono al rilievo ed alla funzione di quello che viene identificato come uno dei “contenitori” più rilevanti di Monterenzio.
L’edificio delle residenze pubbliche che chiude la piazza a sud è concepito come un volume a sbalzo sulla piazza, appoggiato sul blocco negozi-posti auto e sbalzante verso la provinciale, poggiando sul forte segno del portale-pensilina. L’orientamento nord-sud favorisce la concezione del fabbricato secondo principi bioclimatici, sottolineati dalla scelta della distribuzione verticale con un sistema a ballatoio pensato come serra radiante e coperto con pannelli solari.

Prima Fase


Il contesto di Monterenzio e della valle dell’Idice suggeriscono così forme architettoniche e spaziali più legate al linguaggio della natura, attraverso le sue forme espressive e i materiali, che non ad un repertorio formale architettonico consolidato.
Le tracce presenti sul territorio degli abitati dei Galli Boi hanno dato corpo e forza alle suggestioni architettoniche per i piccoli volumi emergenti dalla piazza: la casa-tipo di Monte Bibele era costituita da un vano quadrangolare su due distinti livelli delimitata da muri di sfaldature di arenaria e con la parete di fondo generalmente scavata nel fianco della montagna.
II tetto doveva essere molto probabilmente a falda unica orientata verso valle e permetteva, quindi, uno scarico delle acque piovane sui piani stradali, salvaguardando così le strutture murarie dalle infiltrazioni.
La presenza sul territorio di Monterenzio di case torri diventa spunto per caratterizzare la piazza con emergenze architettoniche, attraverso l’inserimento di piccoli volumi in pietra (gli uffici comunali e il blocco servizi del centro anziani) che contrastano l’andamento fortemente orizzontale della massa complessivamente progettata.
La piazza così concepita – come ogni piazza del resto – necessita di uno spazio conchiuso, fortemente progettato, delimitato da cortine architettoniche che ne guidino gli orizzonti e gli sguardi.
Il fiume, presenza fondamentale per il paese, così come le possenti spalle delle montagne, sono un naturale riferimento per il percorso progettuale.
Le architetture che scaturiscono e che plasmano la piazza hanno dunque un legame più diretto con il profilo delle montagne della valle che non dal confronto con l’edificato di Monterenzio, architettonicamente poco significativo e con scarsa vocazione alla rappresentazione dei valori simbolici di uno spazio pubblico.
La stessa massa volumetrica del Fantini, così collocata, con il fianco rivolto verso l’area di concorso, ha suggerito di considerarlo più come presenza di fondale da raccordare che come fronte di piazza.
La necessità di creare una piazza più complessa nasce anche dalla considerazione di non perdere di vista la scala urbanistica dell’intervento, evitando il rischio di creare un “piazzale”, in luogo di uno spazio aggregante e rispondente alle più diverse esigenze espresse dalla comunità.